Chiesa di Sant'Antonio - Adelfia

Adelfia (BA)

2B2CSSTUDIO

SOSTITUZIONE DEL SOLAIO DI COPERTURA DI LEGNO, RESTAURO DEL CAMPANILE E DEI PARAMENTI MURARI ESTERNI DELLA CHIESA DI SANT’ANTONIO (PARROCCHIA SAN NICOLA) UBICATA IN CORSO UMBERTO I – 70010 ADELFIA (BA) Protocollo Nr.3535 DEL 11/03/2016 – Parere MIBACT-SBEAP-BA STP 0004463 del 24/03/2016 e Parere MIBACT- SABAP-BA STP 0000697 del 03/08/2016

La Cappella di Sant’Antonio fu cappella privata dei Maiorano e poi, fino al 1838, della famiglia Angiuli. Essa fu oggetto di restauro tra il 1987 e 1990 con il contributo della Regione, sotto la direzione del Genio Civile e previo Parere del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali con numero di protocollo 17554/MB/87 del 18 gennaio 1988. A quell’intervento sono ascrivibili il rifacimento del tetto ligneo con manto di copertura in coppi, la sostituzione del pavimento esistente e originario con un nuovo pavimento in ceramica, la realizzazione di una intercapedine a protezione dai fenomeni di umidità da risalita capillare, il rifacimento totale degli intonaci nella sacrestia, la realizzazione di un nuovo impianto elettrico e il rinnovamento di quello illumonotecnico. Le decorazioni e pitturazioni furono invece affidate a tale Vincenzo Gargano, già artefice di altri interventi presso edifici ecclesiastici del centro abitato montronese. Al 2003 risale invece l’intervento di pulitura e trattamento con vernici idrorepellenti sulla facciata in tufolocale.

La Cappella di Sant’Antonio fu sede della confraternita di S. Maria della Pietà, il cui Statuto, l'unico che si conservi in originale, è datato 15 febbraio 1805 con firma diFerdinando IV, Re delle due Sicilie. Detta Confraternita dovette iniziare la sua attività anni prima e tutto fa pensare che sia sorta proprio nel terribile anno 1799 in cui ci fu l'eccidio dei montronesi, che vollero trovare conforto invocando la protezione della Vergine Addolorata. Funzionò nella Chiesa della Madonna del Principio fino al 5- gennaio-1838 qundo Pietro Angiuli, “speziale”, con atto Notar Nicola Rubini donò la sua Cappella privata allaConfraternita.

Oltre allo Statuto col regolamento, del quale è di notevole valore l'art. X in cui si inculca la carità verso i fratelli poveri, si conservano i primi verbali delle adunanze dal 6 gennaio 1805, sotto Gioacchino Bonaparte Re di napoli e Sicilia, Principe e Grande Ammiraglio dell'Impero, al 27 agosto 1809 in cui viene notificato priore il magnifico notaio don Filippo Maria Angiulo, con 26 voti favorevoli, rappresentati dalle fave, e 4 contrari, rappresentati daiceci.

C'è anche il registro delle conclusioni dal 1892 al 1933 per cui è possibile solo in parte ricavare i nomi dei priori.

Coppi Cotto Argilla Copertura Chiesa Sant Antonio Adelfia 3935
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STATO DI FATTO E INTERVENTO DI RESTAURO

Sostituzione tetto e ricostruzione di un arco del campanile

L’intervento si è reso necessario a seguito delle pessime condizioni di conservazione del solaio ligneo che sovrastava, proteggendolo, l’estradosso delle volte in muratura che definiscono e delimitatano lo spazio interno dell’aula. Le travi strutturali e l’assito ligneo del perlinato versano in avanzato stato di degrado per evidenti e pregressi fenomeni di attacco da tarli e da infiltrazioni di acque meteoriche. Il peso che gravava su tali strutture lignee era notevole e sovrabbondante, dovuto sia al carico del manto di copertura in coppi sia all’evidentemente esagerato uso di malte cementizie come legante fra gli stessi coppi, oltre che come elemento teso a conferire adeguata pendenza durante la posa degli stessi. Alcune assi portanti del tetto erano ormai fuori dalla loro originaria sede di appoggio, ragion per cui si era ormai profilato uno stato generale pericolante, che già aveva reso necessaria una messa in sicurezza a mezzo di opere dipuntellamento.

L’intervento di restauro ha riguardato esclusivamente la copertura della cappella di Sant’Antonio. Essa presentava, come già scritto, evidenti segni di obsolescenza statico-funzionale, a causa delle continue sollecitazioni cui era sottoposta, dell’esposizione alle intemperie e dell’assenza di una impermeabilizzazione.

La copertura della chiesa di Sant’Antonio era costituita da una struttura lignea ad una falda, con 11 travi principali ad unica campata con sezione minima 13x15 cm, ancorate a cordoli perimetrali su murature portanti in tufo. Il pacchetto di copertura era costituito da un piano di perline in legno, con caldana in cls, strato impermeabilizzante e coppi in cotto.

Il sistema di copertura presentava evidenti fenomeni di lesione e fessurazione delle travi lignee, sia all’intradosso sia ai fianchi delle stesse, sintomi di eccessive sollecitazioni a flessione e sforzi di taglio acuilastrutturaerastatasottopostanelcorsodeglianni.

Partendo dal confine con l’adiacente proprietà privata, si è verificato il cedimento della terza trave sull’appoggio più basso in quota (a causa della combinata sollecitazione tagliante con quella flettente. Sulla seconda trave invece, si era manifestato un evidente fenomeno torcente con la rotazione trasversale della sezione sull’appoggio più basso in quota.

Nella zona centrale della copertura si denotava un’eccessiva inflessione delle travi in campata,sinonimodiunaridottaresistenzadellastrutturaalcaricoincopertura.

Oltre a tali dissesti manifestati per le ridotte capacità strutturali degli elementi lignei, è riscontrabile un avanzato stato di degrado del materiale che ha certamente influenzato la capacità portante della struttura principale fino alla riduzione della stessa. Non si escludono probabili fenomeni di infiltrazione provenienti dai coppi danneggiati e lesionati presenti all’estradosso della copertura e dal cattivo funzionamento del sottostante mantoimpermeabilizzante.

Le rilevanti condizioni di degrado riscontrabili lungo le murature perimetrali al di sotto del piano di copertura in legno, sono una evidente testimonianza. Le principali cause di degrado sono da attribuirsi

al verificarsi di fenomeni chimici, fisici-meccanici, biologici per la presenza di acqua, infiltratasi per via dalle cattive condizione degli intonaci o dalla difettosa impermeabilizzazione della copertura che potevano essere arginate attraverso un controllo periodico della zona e una efficacie manutenzione ordinaria.

Sono visibili infatti formazioni di efflorescenze saline, fissate nella muratura sotto forma di cristalli dopo l’evaporazione dell’acqua di soluzione, o alla polverizzazione ed esfoliazione degli elementi modulari, fenomeni causati principalmente dall’azione meccanica del ghiaccio durante i periodi invernali. Tali fenomeni si verificano soprattutto in corrispondenza delle linee di compluvio, nonché in corrispondenza delle zone di raccolta delle acque, in cui avviene il ristagno delle acque per l’assenza di pendenzeopportuneodisistemidiimpermeabilizzazione.

Le numerose condizioni di danneggiamento degli elementi strutturali del piano di copertura escludono un recupero degli stessi. Piuttosto si prevede la completa sostituzione della copertura con la stessa tipologia di materiale e sistema costruttivo, con opportuni accorgimenti tecnologici per evitare problemi di infiltrazione, umidità e condensa nell’ambiantesottostante.

Per evitare ulteriori fenomeni di cedimento e prima di procedere alla demolizione della copertura si rende necessaria una campagna di “messa in sicurezza” con opere di sostegno delle parti cedevoli, o che potrebbero risentire delle sollecitazioni prodotte dalle lavorazioni. Tali rafforzamenti potranno essere realizzati con normali puntellamenti o con opere di carpenteria metallica, per ripristinare le condizioni statiche originarie.

La soluzione progettuale proposta prevede innanzitutto l’operazione di rimozione con recupero delle tegole in cotto presenti in copertura. Se la verifica puntuale dello stato di conservazione dei singoli coppi non sarà positiva si opterà alla loro sostituzione. Successivamente sarà demolito il sottostante strato cementizio, quindi si procederà con la rimozione del solaio in legno, con la schiodatura e l’asportazione iniziale del piano perlinato da eseguirsi mediante sistemi di imbracatura e funi opportunamente tesate. La successiva rimozione dell’orditura principale sottostante è eseguita mediantelosvincolooiltagliodelletraviprincipali,edillorosuccessivoallontanamento.

Si procederà quindi alla pulizia corticale dei paramenti murari “sfarinati” mediante opportuni solventi di tipo reversibili, ed il ripristino dei cordoli perimetrali “deboli” e degradati lungo le murature portanti, mediante interventi di consolidamento con iniezione di boiacche composte da leganti idraulici fluidi resistenti ai sali, a base di calce e pozzolana.

Il nuovo solaio di copertura in legno strutturale è stato realizzato con struttura principale in travI “uso fiume” con sezione adeguatamente scelta e dimensionata ai carichi della struttura, ancorati ai cordoli di muratura portante con l’ausilio di piastre, connettori di acciaio e sistemi di inghisaggio con resine o malte strutturali opportunamente individuate in funzione del supporto murario. Al di sopra della struttura principale è stato collocato un piano di perline in abete piallato trattato, dello spessore di 20 mm, con strato di freno vapore e sistema per la ventilazione della struttura costituito da listelli 4x5 cm e pannello OSB3 da 12 mm a chiusura della camera d’aria; i listelli sono stati fissati con supportidi

chiodatura per legno completi di guarnizione punto chiodo monoadesiva in schiuma di PE a celle chiuse. Infine il pacchetto di copertura nuovo è composto da uno strato di impermeabilizzazionein poliacrolato aperto alla diffusione dell’eventuale umidità accumulatasi nel sottotetto, permettendono la dispersione verso l’esterno grazie all’intercapedine di ventilazione, e da una controlistellatura in legno 4x4 cm per la realizzazione del piano di posa della copertura di coppi e tegole di terracotta riprodotti secondo le antiche tecniche di lavorazione, con argilla pura, essiccata in modo naturale all’aria aperta, e cotta successivamente in antiche fornaci utilizzando combustibili naturali (sansa). L’antica fornace che ha prodotto i pezzi è sita presso la città di Venosa, in provincia di Potenza. Il sistema di copertura, come già accennato, è costituito da coppi e tegole, ed è un sistema brevettato dalla Fornace Cotto Pellegrino presso Venosa, recuperando un antichissimo e ormai perso sistema tipicamente pugliese, con la variante, tecnicamente e funzionalmente vantaggiosa, di tegole non trapezoidali, bensì rettangolari, in modo da garantire maggiori tolleranze e adeguamenti in fase di posa.

Strutturalmente l’intervento effettuato ricade nella classificazioe “RIPARAZIONE O INTERVENTO LOCALE” di cui al paragrafo 8.4.3 del Capitolo 8 “COSTRUZIONI ESISTENTI” delle NORME TECNICHE PER LE COSTRUZIONI. Gli interventi di questo tipo riguardano singole parti e/o elementi della struttura esistente e interesseranno porzioni limitate della costruzione. In tale caso, in assenza di un livello di conoscenza della struttura soddisfacente a causa dell’assenza di documentazione tecnica ed elementi di valutazione analitica, il progetto e la valutazione della sicurezza sono stati riferiti riferiti alle sole parti e/o elementi interessati e documentando che, rispetto alla configurazione precedente al danno, al degrado o alla variante, non sono state prodotte sostanziali modifiche al comportamento delle altre parti e della struttura nel suo insieme e che gli interventi hanno comportato un miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti. Per tale motivo, considerando la tipologia di opere previste dall’intervento generale di cui all’oggetto, rispetto allo stato attuale, l’obiettivo è stato quello di non produrre sostanziali modifiche al comportamento delle parti e della struttura nel suo insieme, ma, al contrario, apportare un significativo miglioramento delle condizioni di sicurezza esistenti. Secondo il D.M. 14 Gennaio 2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni” - Capitolo 8.4.3, rientrano nella tipologia di intervento di riparazione tutti quelli che comportano riparazione, rafforzamento o sostituzione di singoli elementi strutturali (travi, architravi, porzioni di solaio, pilastri, pannelli murari) o parti di essi, non adeguati alla funzione strutturale che debbono svolgere, a condizione che l’intervento non cambi significativamente il comportamento globale della struttura, soprattutto ai fini della resistenza alle azioni sismiche, a causa di una variazione della rigidezza o del peso. Rientra in questa categoria anche la sostituzione di coperture e solai, senza una significativa variazione della rigidezza nel proprio piano tale da modificare la ridistribuzione delle forze orizzontali, né un aumento dei carichi verticali statici. Nello specifico la Norma indica per la sostituzione dei solai di mantenere opportunamente invariata l’orditura; non incrementare significativamente il peso, cioè non più del 10% del carico permanente e portato; non variare il carico di esercizio; di innalzare, se necessario, la quota dei solai di piano non più di 30 cm; non si modificare significativamente la rigidezza di piano. Inoltre la Normativa Regionale per tale intervento, in particolare per la copertura, in quanto superati i limiti geometrici previsti dalla D.G.R. n° 1309 del 03/06/2010, configura l’obbligo del deposito semplificato presso gli Uffici Provinciali delegati ai sensi degli artt. 93 e 94 del D.P.R. 380/2001 e ss.mm.ii. poichè l’intervento rientra tra quelli possibili che non comportano aumento di volume al di sopra dell’ultimo livello dell’immobile, ovvero nelle particolaricondizionidiOPEREMINORI,comedaCircolaredelDirigentedelServizioRegionale LL.PP. n° AOO_064_06/07/2010-006322/2010, previa verifica locale alle strutture interessate, il rispetto del limite massimo del valore del peso proprio e permanente portato complessivamente ≤ 0,5 kN/mq e la verifica locale che dimostri come tale intervento non comporti incrementi dei carichi globali in fondazione superiori al10%.

La rimozione e la sostituzione del solaio in legno di copertura originario, secondo la sequenza di operazioni sopra descritte, ha imposto l’utilizzo di opere provvisionali (ponteggi e reti di protezione) contro il rischio di caduta dall’alto lungo il perimetroesterno.

L’intervento è stato teso al ripristino della funzionalità della copertura della Cappella si Sant’Antonio senza modificarne i relativi connotati artistici ed architettonici. Non sono stati eseguiti interventi invasivi, ma la nuova struttura si è integrata al contesto con massimo rispetto. Tutte le quote altimetriche interne al vano di copertura sono rimste invariate.

Intervento nel campanile

Si è proceduto al ripristino e/o ricostruzione di uno degli archetti o fornici del campanile, il principale per la verità, vale a dire quello sul fronte di ingresso, rivolto a ovest. Esso era stato manomesso in uno dei precedenti interventi con la sostituzione del sistema ad arco per mezzo di un sistema architravato, realizzato con una trave gettata in opera in calcestruzzo armato, ulteriormente supportata da una trave di acciaio con profilo a “C”. Lo scopo di questo intervento di manomissione dello stato originario era evidentemente quello di traslare la campana alloggiata nel fornice in una posizione più alta. La ricostruzione dell’archetto originario è stata eseguita con blocchi di tufo di Gravina, selezionato a seguito di una ricerca e analisi dei materiali esistenti, e utilizzando teniche e leganti nel rispetto della tradizione costruttiva locale e storica. Dimensioni e conformazione geometrica dell’archetto ricostruito sono state mutuate dagli archetti esistenti sugli altri tre lati dello stesso campanile, fortunatamente conservatisi integri nel tempo.

Restauro dei paramenti murari esterni

I prospetti esterni della Chiesa di Sant’Antonio presentavano il risultato di un precedente intervento maldestro e discutibile, sia formalmente , sia qualitativamente per materiali e tecniche utilizzati. I paramenti murari sono di tufo faccia a vista, sia nelle parti decorative, sia in quelle strutturali, comprreso tutto il campanile. I giunti fra i conci di tufo erano malamente e rozzamente stilati, con un profilo fin troppo regolare, con uno spessore assai appariscente e persino in aggetto rispetto al filo dell’apparecchiatura muraria. Lo zoccolo basamentale e gli stipiti con architrave del portone di accesso sono, invece, di pietra, anch’essi faccia a vista. Alcune foto storiche, databili alla fine degli anni ’80, dimostravano in modo inequivocabile come fosse originariamente trattato l’involucro, matericamente e cromaticamente. Tutti i paramenti murari, compresi gli elementi architettonici e decorativi, erano rifiniti con una leggera scialbatura a calce, di colore bianco sporco sulle specchiature murarie, di colore grigio chiaro su zoccolo, paraste, cornici, stipiti, architravi ed elementi decorativi; il campanile era, invece, interamente scialbato a calce di colore bianco sporco.

L’intervento di restauro hanno comportato, preliminarmente, la rimozione della stilatura dei giunti esistente posticcia e il rifacimento della stessa, leggermente incassata del paramento murario. Si è proceduto poi alla pulitura del tufo e all’asportazione delle incrostazioni, nonché alla stuccatura e integrazione delle lacune, laddove presenti. Eseguite le lavorazioni preliminari, si è proceduto al ripristino delle scialbature (tinteggiature all’acqua sporca) esterne sulle murature, avendo cura di scegliere un colore fra il bianco sporco e quello dello stesso tufo. Tutti gli elementi architettonici, invece, vale a dire paraste, cornici, stipiti, architravi, ed elementi decorativi, compreso il campanile nella sua interezza, sono stati lasciati col tufo faccia a vista, eventualmente e opportunamente equilibrato cromaticamente con una velatura pigmentata (trattamento all’acqua sporca), onde garantire anche un’adeguata protezione e un buon consolidamento delle superfici, oltre che un effetto cromatico d’insieme estetico e omogeneo. Lo zoccolo, gli stipiti e l’architrave di pietra del portone d’ingresso, sono stati puliti e lasciati faccia a vista. Infine si è provveduto a trattare tutte le superfici con idro repellente, onde garantire un’adeguata protezione nel tempo contro gli agentiatmosferici.

Concludendo, preme precisare un aspetto fondamentale e caratterizzante l’intero intervento di recupero: tutti i materiali utilizzati sono naturali, in particolari le calci, le sabbie e i legnati. In alcun modo e intervento è stao utilizzato il cemento.

Adelfia, 26/05/2017

I Tecnici

Arch. Francesco BERARDINO

Arch. Maria Teresa BERARDINO

Arch. Francesco CERRATO

Ing. Vincenza SIGNORILE

Dtt. Ing. Vito Coppi

 

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